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domenica 5 febbraio 2012

La Battaglia di Borodino, 1812

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Borodino, conosciuta anche come la battaglia della Moscova (7 settembre 1812) fu la più grande e sanguinosa battaglia di un solo giorno combattuta durante le guerre napoleoniche, avendo coinvolto più di 250.000 uomini.Venne combattuta tra l'Impero francese di Napoleone Bonaparte con i suoi alleati, e la Russia dello zar Alessandro I vicino al villaggio di Borodino. La battaglia terminò senza grandi risultati tattici per nessuno dei due schieramenti. Le forze francesi sotto il comando di Napoleone Bonaparte non seppero infliggere all'esercito russo comandato dal generale Kutuzov la sconfitta decisiva, necessaria per concludere la campagna. La successiva ritirata dell'esercito russo dopo la battaglia fu imposta da ragioni strategiche e alla fine portò l'esercito di Napoleone al disastro.Napoleone, al comando del grosso delle forze, avanzando verso Mosca, urtò contro il grosso delle forze russe presso Borodino posta sulla grande strada che dalla Polonia porta a Mosca. Dopo un giorno di schermaglie tra avanguardie pochi chilometri a ovest di Borodino, il giorno dopo circa 250.000-300.000 uomini diedero vita a una enorme battaglia. I russi erano trincerati su alcune alture divise da un'area pianeggiante paludosa e cosparsa di boschi. Su questa area erano state costruite tre fortificazioni campali (ridotta). Napoleone spinse il proprio centro contro le ridotte mentre il principe Poniatowski e Davout dovevano tenere occupate le ali. Dopo tre ore di violentissimi scontri i russi si ritirarono dopo aver perso le ridotte. Più cavalleria o una maggiore spinta sull'ala sinistra (Poniatowski con pochi uomini riuscì quasi a travolgere il settore russo di fronte a lui) avrebbero portato l'esercito francese ad una vittoria più netta. I russi evacuarono Mosca lasciandola a Napoleone, che non aveva leNapoleone fu stranamente poco partecipe allo scontro, come a Waterloo era ammalato (raffreddore e infiammazione alla vescica), trascurando completamente la possibilità di aggirare lo schieramento avversario sul debole fianco meridionale. Viceversa organizzò degli attacchi frontali verso supposti punti deboli russi, riuscendo a conquistarli dopo pesanti perdite, causate soprattutto dalla forza dell'artiglieria nemica nella ridotta centrale. Napoleone non volle impiegare a fondo le sue riserve, ed in particolare la vecchia guardia, sia perché era sempre stato restio ad impiegare la guardia in combattimento, sia perché intendeva conservare un po' di truppe fresche, visto che si trovava ormai al termine di una lunghissima linea di rifornimenti, quindi perse la possibilità di sfruttare la sua piccola superiorità numerica. Le perdite furono pesanti per ambedue i contendenti, ma i russi si ritirarono ordinatamente, senza lasciare quasi nessun prigioniero e perdendo pochi cannoni e pochi stendardi, mantennero un atteggiamento piuttosto fiero anche nella ritirata, che impressionò alcuni marescialli francesi e consolò notevolmente lo Zar facendogli mantenere il desiderio di combattere. Napoleone, con le truppe di cavalleria falcidiate e la fanteria leggera stremata dalle marce (dalla Polonia alle porte di Mosca in meno di 3 mesi) e dalla dura battaglia, rinunciò a un serio inseguimento e si limitò ad azioni modeste per molestare le retroguardie nemiche due giorni dopo. risorse per rimanervi e fu costretto ad abbandonarla.





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