sabato 11 febbraio 2012

La Controffensiva In Africa Settentrionale (Mar-Apr 1941)

Subito dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, il fronte caldo dell'impegno bellico fascista fu l'Africa settentrionale, dove la colonia italiana di Libia era stretta tra le forze britanniche in Egitto e quelle francesi in Tunisia e Algeria.
Dopo pochi mesi di relativa calma, le divisioni di Graziani passarono all'attacco conquistando Sidi el-Barrani. La controffensiva inglese si tradusse, però, in una devastante sconfitta per le armi italiane.
Per rinforzare la presenza dell'Asse in Africa settentrionale, dalla Germania giunse un potente corpo, l'Afrikakorps, guidato dal brillante generale Rommel.
Fu l'inizio di un'epica lotta fatta di audaci offensive e rovesciamenti di fronte.
Dall'assedio di Tobruk alle battaglie di El-Alamein, fino agli ultimi combattimenti sulla linea Mareth, tutta l'avvincente storia delle campagne di guerra nell'Africa settentrionale, dal giugno del 1940 al maggio del 1943.




Wolfgang Amadeus Mozart

Wolfgang Amadeus Mozart, nome di battesimo Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791),
è stato un compositore, pianista, organista e violinista austriaco, a cui è universalmente riconosciuta la creazione di opere musicali di straordinario valore artistico.
Mozart è annoverato tra i più grandi geni della storia della musica, dotato di raro e precoce talento.
Morì all'età di trentacinque anni, lasciando pagine indimenticabili di musica classica di ogni genere, tanto da essere definito dal Grove Dictionary come "il compositore più universale nella storia della musica occidentale": la sua produzione comprende musica sinfonica, sacra, da camera e opere di vario genere.
La musica di Mozart è considerata la "musica classica" per eccellenza, egli è infatti il principale esponente del "Classicismo" settecentesco, i cui canoni principali erano l'armonia, l'eleganza, la calma imperturbabile e l'olimpica serenità.
Mozart raggiunge nella sua musica divina vertici di perfezione adamantina, celestiale e ineguagliabile, tanto che il filosofo Nietzsche lo considererà il simbolo dello "Spirito Apollineo della Musica", in contrapposizione a Wagner, che Nietzsche definirà l'emblema dello "Spirito Dionisiaco della Musica".




domenica 5 febbraio 2012

La battaglia di Hastings, 1066

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Hastings ebbe luogo il 14 ottobre 1066 a circa 13 km da Hastings, tra le truppe di Aroldo II, re degli Anglosassoni, e Guglielmo (detto poi Il Conquistatore), duca di Normandia come Guglielmo II, per il controllo dell'Inghilterra.
L'Inghilterra durante il Medioevo fu per anni territorio di scorrerie e devastazioni dei Vichinghi.
Le orde vichinghe partivano dalle loro basi tra i fiordi danesi e con i loro veloci Drakkar sbarcavano sulle coste inglesi saccheggiando e distruggendo ogni cosa.
Il duca di Normandia approfittò di una grande scorreria guidata da Harald III di Norvegia per radunare un esercito e sbarcare in territorio inglese.
L'esercito di Aroldo era costituito soprattutto da manipoli di fanteria pesante, molto potente ma assai poco manovrabile in battaglia mentre il forte dell'esercito di Guglielmo era formato soprattutto dalla cavalleria. Quando Guglielmo sbarcò sul suolo inglese l'esercito sassone mosse immediatamente contro l'invasore.
La fanteria sassone prese posizione sulla Senlac Hill, una bassa collina circa 10 km a nord di Hastings che dominava la pianura antistante il punto di sbarco dell'esercito normanno.





La Battaglia di Borodino, 1812

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Borodino, conosciuta anche come la battaglia della Moscova (7 settembre 1812) fu la più grande e sanguinosa battaglia di un solo giorno combattuta durante le guerre napoleoniche, avendo coinvolto più di 250.000 uomini.Venne combattuta tra l'Impero francese di Napoleone Bonaparte con i suoi alleati, e la Russia dello zar Alessandro I vicino al villaggio di Borodino. La battaglia terminò senza grandi risultati tattici per nessuno dei due schieramenti. Le forze francesi sotto il comando di Napoleone Bonaparte non seppero infliggere all'esercito russo comandato dal generale Kutuzov la sconfitta decisiva, necessaria per concludere la campagna. La successiva ritirata dell'esercito russo dopo la battaglia fu imposta da ragioni strategiche e alla fine portò l'esercito di Napoleone al disastro.Napoleone, al comando del grosso delle forze, avanzando verso Mosca, urtò contro il grosso delle forze russe presso Borodino posta sulla grande strada che dalla Polonia porta a Mosca. Dopo un giorno di schermaglie tra avanguardie pochi chilometri a ovest di Borodino, il giorno dopo circa 250.000-300.000 uomini diedero vita a una enorme battaglia. I russi erano trincerati su alcune alture divise da un'area pianeggiante paludosa e cosparsa di boschi. Su questa area erano state costruite tre fortificazioni campali (ridotta). Napoleone spinse il proprio centro contro le ridotte mentre il principe Poniatowski e Davout dovevano tenere occupate le ali. Dopo tre ore di violentissimi scontri i russi si ritirarono dopo aver perso le ridotte. Più cavalleria o una maggiore spinta sull'ala sinistra (Poniatowski con pochi uomini riuscì quasi a travolgere il settore russo di fronte a lui) avrebbero portato l'esercito francese ad una vittoria più netta. I russi evacuarono Mosca lasciandola a Napoleone, che non aveva leNapoleone fu stranamente poco partecipe allo scontro, come a Waterloo era ammalato (raffreddore e infiammazione alla vescica), trascurando completamente la possibilità di aggirare lo schieramento avversario sul debole fianco meridionale. Viceversa organizzò degli attacchi frontali verso supposti punti deboli russi, riuscendo a conquistarli dopo pesanti perdite, causate soprattutto dalla forza dell'artiglieria nemica nella ridotta centrale. Napoleone non volle impiegare a fondo le sue riserve, ed in particolare la vecchia guardia, sia perché era sempre stato restio ad impiegare la guardia in combattimento, sia perché intendeva conservare un po' di truppe fresche, visto che si trovava ormai al termine di una lunghissima linea di rifornimenti, quindi perse la possibilità di sfruttare la sua piccola superiorità numerica. Le perdite furono pesanti per ambedue i contendenti, ma i russi si ritirarono ordinatamente, senza lasciare quasi nessun prigioniero e perdendo pochi cannoni e pochi stendardi, mantennero un atteggiamento piuttosto fiero anche nella ritirata, che impressionò alcuni marescialli francesi e consolò notevolmente lo Zar facendogli mantenere il desiderio di combattere. Napoleone, con le truppe di cavalleria falcidiate e la fanteria leggera stremata dalle marce (dalla Polonia alle porte di Mosca in meno di 3 mesi) e dalla dura battaglia, rinunciò a un serio inseguimento e si limitò ad azioni modeste per molestare le retroguardie nemiche due giorni dopo. risorse per rimanervi e fu costretto ad abbandonarla.





La battaglia di Goose Green, 1982

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

Nella mattina del 27 maggio, 500 paracadutisti del Para 2, comandati dal tenente colonnello Jones, sbarcarono a Goose Green e Darwin, sulle sponde opposte dello stretto istmo che unisce la parte nord e quella sud dell'isola principale.
L'obiettivo era quello di allargare la testa di ponte di San Carlos.
Il battaglione era supportato da una batteria di obici da 105 mm del 29° Commando Regiment della Royal Artillery, da un plotone di missili anticarro MILAN e da elicotteri Westland Scout.
Inoltre, durante lo svolgimento della battaglia, venne fornito supporto aereo ravvicinato da una sezione di tre Harrier ed un bombardamento navale da parte della fregata HMS Arrow.
La difesa della posizione di Goose Green era affidata alla Task Force Mercedes, composta principalmente dal 12º reggimento fanteria argentino (RI 12), che presidiava anche l'aeroporto Condor, base di aerei da attacco FMA Pucarà ed elicotteri.
A questi si aggiungeva una compagnia del 25º Reggimento Fanteria (RI 25), che era composto di coscritti con un addestramento avanzato in stile ranger.
Questo addestramento era stato voluto dal tenente colonnello Mohamed Alí Seineldín, considerato il "padre" delle forze speciali dell'esercito argentino, e il reggimento aveva il nome non ufficiale di 25° Regimiento Infantaria Spécial.
La difesa antiaerea era assicurata da due batterie, una delle quali basata su sei mitragliere da 20 mm Rheinmetall gestite da personale della FAA e l'altra su due cannoncini da 35 mm a guida radar del GADA 601, il gruppo artiglieria antiaerea impegnato anche nella difesa di Port Stanley; queste armi però potevano altrettanto bene essere utilizzate nel tiro contro bersagli terrestri. Infine vi erano 4 obici da 105 mm Oto Melara del 4º reggimento artiglieria aviotrasportata. L'isola di East Falkland con la testa di ponte di San Carlos, Teal Inlet, Mount Kent e Mount Challenger.
La località era fuori dalla direttrice di avvicinamento al capoluogo, ma era comunque a distanza relativamente breve: una quarantina di chilometri in linea d'aria dalle spiagge di San Carlos; il posto inoltre ospitava un aeroporto dal quale gli aerei da appoggio tattico Pucarà avrebbero potuto compiere dei pericolosi raid contro le truppe a terra e gli elicotteri da trasposto inglesi. Dopo due giorni ed una notte di intensi combattimenti, il 28 maggio Goose Green capitolò e 1050 argentini vennero fatti prigionieri.
Il colonnello Jones morì durante i combattimenti e fu insignito della Victoria Cross alla memoria mentre il suo vice, maggiore Chris Keeble, fu insignito del Distinguished Service Order.
Il comandante argentino, tenente colonnello Italo Piaggi, cadde in disgrazia per la resa e terminò la sua carriera militare.




La battaglia di Kadesh, 1296 a.C.

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

Durante il secondo millennio a.C. il vicino oriente era stato testimone di uno scontro prolungato e talvolta violento tra i grandi poteri dell'epoca.
L'obiettivo di tale scontro era il controllo della regione siriana e delle vie commerciali che per essa passavano.
Per quasi tutto il periodo, salvo forse la fase di crisi religiosa attraversata col regno di Akenathon, il faraone eretico, l'Egitto aveva sempre condotto una politica di attenzione nei confronti della Siria, interesse che lo aveva portato ad uno scontro prima col regno anatolico di Mitamni e in seguito, dalla metà del XIV secolo, col suo successore, l'impero ittita.
L'interesse egiziano per la regione è attestato fin dai tempi antichi: tracce di commerci con la regione di Biblos, sulla costa settentrionale del Libano, si trovano già in ritrovamenti risalenti alla prima dinastia dei faraoni, ma è dalla liberazione del paese dalla dominazione degli Hyskos che l'Egitto iniziò una politica di intervento attivo nelle valli del Giordano e dell'Oronte.
Probabilmente, almeno in una prima fase, gli scopi egiziani furono di carattere chiaramente difensivo: la creazione di una serie di regni vassalli, Canaan, Amurru e Siria, era considerata strumento utile contro eventuali altre infiltrazioni di popoli semiti, come appunto gli Hyskos, e garanzia di indipendenza e sicurezza per la valle del Nilo.
Questo tipo di Politica, che si potrebbe definire, sul piano militare minimalista, continuò per tutto il nuovo regno (circa 1565 - 1085 a.C.); ai piccoli regni vassalli si concedeva, in cambio di alleanza e tributi, la possibilità di continuare la propria politica locale fino, addirittura, a condurre proprie guerre interne all'area, purchè questo non mettesse in discussione il predominio egiziano sulla regione.
Ma con l'irrompere sulla scena della potenza ittita, assai più unitaria e quindi più pericolosa rispetto all'antico avversario mitamnico, il faticoso equilibrio di influenze era destinato a rompersi.
La fedeltà dei re vassalli era ormai messa alla prova dall'influenza anatolica e molti dei governanti locali, dalla metà del XIV secolo, iniziarono a mutare, vicendevolmente, di campo a seconda degli interessi immediati e della momentanea maggior presenza di uno dei due grandi contendenti.
In realtà la struttura militare, ma soprattutto economica, egiziana non era sufficientemente forte da reggere una presenza continuata e organizzata in un'area distante più di mille chilometri dalla valle del Nilo.
La reticenza dei faraoni della XVIII dinastia ad impegnarsi in Siria per mantenere i confini che il trattato siglato cento anni prima da Thutmosi IV col re di Mitamni stabiliva, rappresenta, probabilmente, una ritirata di fatto di fronte all'aggressività dei nuovi sovrani ittiti.
Fu solo con l'avvento dei faraoni della XIX dinastia, portatori di una ideologia statale più unitaria e di conseguenza più aggressiva, che l'Egitto riuscì a penetrare in Siria.
Le campagne di Sethi I sono campagne offensive e ben pianificate, con il chiaro scopo di riportare il potere dei faraoni sulle terre perdute della Siria.
La rinata aggressività egiziana non poteva provocare che una reazione ittita, al punto da portare un impegno sempre più massiccio di risorse economiche e militari da parte del regno anatolico verso i suoi confini meridionali.
L'atto finale di due generazioni di conflitti fu combattuto dal gran re ittita Muwatalli e dal figlio di Sethi I, Ramses il Grande, proprio a Kadesh.



La battaglia di Bannockburn, 1314

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Bannockburn (23 giugno, 1314 – 24 giugno, 1314) fu una significativa vittoria scozzese durante la prima guerra di indipendenza scozzese (1296–1328).
Lo scontro fu decisivo per le sorti del conflitto e produsse, come conseguenza, la restaurazione de facto dell'indipendenza della Scozia dall'Inghilterra, proclamata poi de jure, nel 1328, con la firma del trattato di Edimburgo-Northampton.



La Battaglia di Culloden, 1746

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Culloden (gaelico: Blàr Chùil Lodair), combattuta il 16 aprile 1746 presso Inverness nelle Highlands scozzesi, vide i sostenitori di Carlo Edoardo Stuart, detto il "Giovane Pretendente" (detto anche "Bonnie Prince Charlie"), definitivamente sconfitti dalle forze lealiste comandate dal Duca di Cumberland, figlio di re Giorgio II, che per l'efferatezza della repressione portata avanti nei confronti dei giacobiti fu soprannominato "Billy il Macellaio".
Quella di Culloden fu l'ultima battaglia campale combattuta in Gran Bretagna, e nonostante si fosse in piena età moderna gli scozzesi utilizzarono sul campo concetti e strategie risalenti al Medioevo, inefficaci e superati; lo scontro si concluse con la loro disastrosa sconfitta.

« Non ho mai visto un'azione così grande, né una vittoria così completa » 
(James Wolfe, 17 aprile 1746)




La battaglia di Maldon, 993

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Maldon si svolse il 10 agosto 991 nei pressi di Maldon, accanto al River Blackwater nell'Essex, durante il regno di Etelredo II d'Inghilterra.
Il conte Byrhtnoth ed i suoi thegn guidarono gli inglesi contro un'invasione vichinga riportando una sconfitta.
Dopo la battaglia l'arcivescovo Sigerico di Canterbury e gli assessori delle province sud-occidentali suggerirono a re Etelredo di comprare i Vichinghi piuttosto che continuare a combatterli.
Il risultato fu un pagamento di 10 000 sterline romane (3300 kg) d'argento, primo esempio di Danegeld in Inghilterra.
Un racconto della battaglia, arricchito da molte citazioni attribuite ai guerrieri e da altri dettagli, è legato ad un antico poema in antico inglese solitamente chiamato The Battle of Maldon.
Un moderno ricamo creato per la celebrazione del millenario nel 1991 raffigura in parte la battaglia, e può essere ammirato presso il Maeldune Centre di Maldon.
Un manoscritto della Cronaca anglosassone parla di un norvegese, Olaf Tryggvason, che guidò le forze vichinghe stimate in 2000/4000 uomini.
Una fonte del XII secolo, il Liber Eliensis, scritto dai monaci di Ely, afferma che Byrhtnoth comandava solo poche centinaia di uomini: "Egli non fu mai scosso dallo scarso numero dei suoi uomini, né temeva la moltitudine del nemico".
Non tutte le fonti confermano questa disparità numerica.



La battaglia di Edgehill, 1642

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La Battaglia di Edgehill ebbe luogo il 23 ottobre 1642 presso Edgehill, nella regione inglese del Warwickshire e fu parte delle battaglie combatture in territorio inglese durante la rivoluzione.
L'esercito di Oliver Cromwell, organizzato secondo la New Model Army si scontrò con l'esercito del re, comandato da Carlo I in persona e dal principe Rupert, figlio dell'elettore Federico V.
Lo scontro si concluse con un nulla di fatto.




La battaglia di Gettysburg, 1863

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La frattura fra Nord e Sud era ancor più profonda ed andava oltre le differenze tra i due sistemi di produzione: nel Nord si era ormai pienamente affermata un'ideologia liberale, civile e progressista, fondata sul progresso industriale, che non poteva tollerare l'arretratezza e la "barbarie" del Sud schiavista.
Per la coscienza moderna, è naturale considerare la schiavitù, formalmente abolita dal Congresso di Vienna, un male morale e sociale.
Viene spontaneo, quindi, accollare al Sud le responsabilità morali e politiche della Guerra di Secessione.
In realtà molti sudisti non erano per niente ciechi di fronte ai mali della schiavitù, ma all'abolizionismo si opponeva una questione vitale di sopravvivenza per gli Stati meridionali che non conoscevano altro tipo di economia.
 La disputa si fece più rovente nel 1854 a proposito dell'estensione o meno del regime schiavista nei nuovi territori del Kansas e del Nebraska (Kansas-Nebraska Act), e del tracciato della ferrovia transcontinentale che si andava progettando.
In quell'occasione si manifestò definitivamente la spaccatura tra gli Stati, a regime capitalistico, che avrebbero voluto assegnare quelle terre ai freesoilers ("liberi agricoltori") e quelli schiavisti a regime agricolo, che in quelle terre da mettere a coltura vedevano l'unica possibilità di sviluppo del Sud cotoniero.
Da quel momento il Paese si trovò in una situazione di "guerra fredda" che diede il colpo di grazia ad ogni possibilità residua di mediazione politica.
Peraltro, anche se nel Nord gli abolizionisti costituivano una sparuta minoranza, l'affermazione di una corrente d'opinione favorevole all'"abolizionismo demagogico", a volte esplicitamente guerrafondaio, imponeva una profonda riforma della politica.
Così nasceva il Partito Repubblicano (1854), il cui programma era compendiato nello slogan
"free soil, free labor, free men": i "veri" americani del Nord si chiamavano a raccolta per donare le nuove terre ai liberi contadini, strappandole alle rapaci mire del retrivo e gretto potere schiavista.




La battaglia di Cambrai, 1917

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Cambrai (20 novembre - 3 dicembre 1917) fu combattuta dalla BEF (British Expeditionary Force - Forza di spedizione britannica) contro le forze tedesche nel corso della Prima guerra mondiale.
Nel corso di questa battaglia furono usati per la prima volta con risultati positivi i carri armati, dimostrando che la linea Hindenburg poteva essere superata, mentre i contrattacchi tedeschi adottarono per la prima volta su questo fronte la tattica dell'infiltrazione, già sperimentata con successo a Riga (1917), e utilizzata poi con la massima efficacia nel Kaiserschlacht (1918).
Cambrai (città francese del dipartimento Nord) nel 1917 era un punto sensibile per i rifornimenti tedeschi al Sigfried Stellung (Linea Sigfrido), parte della linea Hindenburg, inoltre la Cresta di Burlon, prossima alla città, sarebbe stata un ottimo punto di appoggio da cui minacciare le retrovie tedesche.




La battaglia della Somme, 1916

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia della Somme del 1916 fu una delle più grandi battaglie della prima guerra mondiale con più di un milione fra morti, feriti e dispersi.
Fu il primo teatro bellico a vedere l'utilizzo del carro armato.
Gli eserciti britannico e francese tentarono di spezzare le linee tedesche lungo un fronte di 40 chilometri a nord e a sud del fiume Somme nella Francia settentrionale.
Uno degli scopi della battaglia era quello di attirare forze tedesche impegnate nella battaglia di Verdun, tuttavia alla fine le perdite sulla Somme avrebbero sopravanzato quelle di Verdun.

« Non è azzardato affermare che le fondamenta della vittoria finale sul fronte occidentale vennero poste dall'offensiva sulla Somme del 1916. » 
(Sir James Edmonds, storico britannico)




La battaglia di Waterloo, 1815

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

Waterloo
18 Giugno 1815
Le forze britanniche e prussiane sconfiggono definitivamente Napoleone.
Con la disfatta di Bonaparte prosegue la Restaurazione sancita dal Congresso di Vienna. Dopo la sconfitta di Lipsia (1813), dove, al riparo di strutture militari, Napoleone aveva lasciato a trascorrere l'inverno gli ultimi superstiti della disastrosa campagna di Russia del 1812, era rimasta dell'invicibile Armèe un irriducibile nucleo superstite di grognards ("brontoloni" come affettuosamente Napoleone chiamava i suoi soldati ), che continuava a dimostrare ancora il suo valore, opponendosi fino all'impossibile alla marea dilagante degli eserciti alleati che, proveniendo sia dai Pirenei che dal Reno, stavano ultimando l'occupazione del territorio nazionale francese.



La battaglia di Balaclava, 1854

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La battaglia di Balaclava o Balaklava, combattuta il 25 ottobre 1854, fu un episodio-chiave della guerra di Crimea che vide le forze alleate del Regno Unito, della Francia e dell'Impero Ottomano contro l'Impero russo. Fu il primo dei due tentativi della Russia di rompere l'assedio di Sebastopoli, attaccando il campo britannico di Balaklava, importante base di rifornimento, e prendendo alle spalle le forze assedianti.
Nella battaglia si verificarono due famosi episodi della storia militare britannica: la sottile linea rossa
(il 93° Highlanders rimase saldo di fronte ad una carica della cavalleria russa) e la carica della
brigata leggera / Carica dei 600 quando la brigata leggera britannica, completamente circondata sui fianchi dalla fanteria e artiglieria nemiche, caricò frontalmente una batteria russa.



Le conquiste di Gengis Khan, 1206 - 1227

Dal ciclo "Storia della tattica e della strategia"

La rivisitazione della figura di Temujin, non più solo barbaro sanguinario e omicida, ma anche abile tattico, stratega, statista.




Stalin - Il signore della guerra

Per trent'anni ha creato e dominato la Russia del socialismo reale. Autore di grandi opere ma anche di disastri immani, ha eliminato tutti i suoi nemici, ha seminato il terrore ma ha anche guidato la sua nazione alla vittoria della seconda guerra mondiale.



L'Armata italiana in Russia

Documentario trasmesso dalla Rai che descrive la tragedia del corpo di spedizione italiano in Russia.



La Guerra dei Sei Giorni

La Guerra dei sei giorni fu combattuta tra Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall'altra, e risultò in una rapida e totale vittoria israeliana.
Al termine del conflitto Israele aveva sottratto la Penisola del Sinai e la Striscia di Gaza all'Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria.
L'esito della guerra, la condizione giuridica dei territori occupati e il relativo problema dei rifugiati influenzano pesantemente ancora oggi la situazione geopolitica del Medio oriente.
Il 5 giugno 1967, alle 7:45 del mattino, l'aviazione israeliana lanciò un attacco a sorpresa contro l'aviazione egiziana, annientandola quasi completamente a terra (Operazione Focus).
Dei 420 aerei da combattimento di costruzione sovietica a disposizione quel giorno, 286 vennero distrutti dopo le 2 ondate di attacco, ed insieme a loro vennero rese inutilizzabili le piste di decollo, lasciando praticamente le forze armate egiziane senza copertura aerea.
Nelle ore successive la stessa sorte (ma senza il fattore sorpresa) toccò all'aviazione siriana, che se pure non poteva vantare il numero di velivoli egiziani, disponeva di aerei di ultima generazione.
Inoltre, non appena terminato il primo attacco aereo contro l'Egitto, Israele diede il via alle operazioni di terra (Operazione Lenzuolo Rosso), entrando nella striscia di Gaza e successivamente nella penisola del Sinai.
A partire dal 6 giugno le forze armate israeliane iniziarono ad avanzare su tutto il fronte Ovest e nel deserto del Sinai attaccando le posizioni fortificate di Al Arish, Abu Ageila e Jabal Libni.
Grazie alla netta superiorità delle forze armate israeliane, sia nel coordinamento che nell'armamento, esse furono in grado di sconfiggere l'esercito egiziano numericamente superiore.Il giorno 7 giugno vide il consolidamento e l'apparire di una netta vittoria israeliana su tutti i fronti.
La superiorità aerea di Israele stava convincendo i Giordani a ripiegare e a richiedere al governo israeliano trattative segrete per un cessate il fuoco.
A Gerusalemme l'esercito israeliano ruppe gli indugi ed entrò nella Città Vecchia, che venne presa entro sera evitando distruzioni eccessive.
Grande fu la gioia dei soldati di Tel Aviv nel conquistare la Spianata delle Moschee ed il Muro del Pianto, un risultato non preventivato ad inizio conflitto.All'alba dell'8 si svolse una delle più cruente battaglie della storia e del conflitto israelo-arabo: le brigate egiziane in ritirata giunsero ai passi di Giddi e Mitla e li trovarono sbarrati dalle forze di Israele in attesa.
Seguì una vera e propria carneficina con la distruzione o la cattura della maggior parte delle unità egiziane, uomini, carri, veicoli e cannoni.
Molti soldati errarono persi per il deserto e morirono di fame e di sete. Negli anni successivi Israele fu accusato da parte araba della fucilazione di prigionieri.
Sempre l'8 giugno ebbe anche luogo uno degli eventi più importanti della guerra dei sei giorni, che coinvolse le forze armate di un paese che fino a quel momento si erano tenute al di fuori di questo conflitto.
Nel corso del pomeriggio dell'8 giugno i caccia israeliani attaccarono presumibilmente per sbaglio la nave spia americana USS Liberty, uccidendo 34 membri dell'equipaggio e rischiando di causare un conflitto a livello diplomatico tra Stati Uniti ed Israele.
Essendo ormai sopraggiunto il cessate il fuoco con Giordania ed Egitto, la guerra avrebbe potuto considerarsi terminata.
Alle 3 del mattino la Siria aderì anch'essa al cessate il fuoco, ma il Ministro della Difesa Moshe Dayan decise che era l'ora di approfittare della situazione politico-strategica, e diede di sua iniziativa il via all'offensiva sul Golan.
Prima le alture furono pesantemente bombardate dall'aviazione e dall'artiglieria, quindi toccò alle brigate corazzate arrampicarsi lungo le ripide strade di montagna sottoposte al fuoco nemico. Nonostante le difficoltà e le ingenti perdite le forze di Tsahal ebbero la meglio.
L'aviazione siriana, che nel frattempo aveva perso due terzi dei suoi velivoli, non era in grado di fornire alcun supporto, mentre le brigate a difesa delle fortificazioni erano state scompigliate dai bombardamenti ed a corto di ufficiali.
Tra la sera del 9 e la mattina del 10 il Golan rimase in mano israeliana e l'esercito siriano si ritirò verso Damasco perdendo carri e cannoni in quantità.
Israele dichiarò chiuse le ostilità avendo ottenuto una vittoria netta su tutti i fronti.Il 10 giugno le ostilità cessarono, ed Israele vide la propria estensione geografica quadruplicata, portando a proprio favore la situazione politica in Vicino Oriente, con effetti anche nei rapporti internazionali tra le grandi potenze.



Verso la guerra, fermate Mussolini

Bellissimo documento di RAI 'La Grande Storia' sui retroscena della contrastata entrata in guerra (seconda guerra mondiale) dell'Italia a fianco della Germania nazista.



Capolavori delle Grandi Civiltà - La Reggia di Versailles

La Reggia di Versailles è forse uno dei luoghi maggiormente visitati dai turisti.
E' forse uno degli edifici storici più famosi della Francia, dell'Europa e anche del mondo.
La Reggia di Versailles non è solo un capolavoro di architettura e di ingegneria idraulica per i giochi d'acqua delle fontane dei suoi giardini, non è solo il simbolo della monarchia assolutista di Luigi XIV , il "Re Sole", ma è soprattutto un luogo crocevia della Storia.
Nelle sue stanze hanno vissuto re e regine, gli uomini piu potenti hanno stretto accordi fra i viali del suo maestoso giardino, nella Reggia si sono svolti incontri destinati a modificare la Storia dell'Europa.
Oggi la Reggia di Versailles è una delle mete preferite del turismo mondiale.
La Reggia con il Parco rappresentano dei capolavori di architettura oltre ad essere il simbolo di un'epoca controversa nella storia della monarchia francese.



Venezia: sette secoli di splendore

Venezia è una città piccolissima, eppure è stata capace di diventare una delle grandi potenze della Storia.
Come ci è riuscita?
Alla scoperta dei segreti della sua potenza, a partire dal famoso Arsenale,ai Palazzi del Potere dove veniva eletto il Doge, alla vita quotidiana in questa città così speciale:dalla moda, ai palazzi, alle mille curiosità di tutti i giorni.



Capolavori delle Grandi Civiltà - Alhambra: l'ultima fortezza dell'Islam

L'Alhambra è un complesso palaziale andaluso a Granada. Etimologicamente, Alhambra in arabo è "al-Hamrā'" (la Rossa, الحمراء), dal momento che il suo nome intero era Qalˁat al-hamrā' (Fortezza rossa).Secondo talune versioni il nome veniva dal colore rosato delle mura che circondavano l'Alhambra. L'Alhambra è una vera città murata (medina) che occupa la maggior parte del colle della Sabika, mentre per parte sua Granada fruiva di un altro sistema di mura protettive di cinta. Pertanto l'Alhambra poteva funzionare in modo autonomo rispetto a Granada. Nell'Alhambra vi erano tutti i servizi propri necessari agli abitanti che vi vivevano: moschee, scuole, botteghe e altro.Il Comitato del patrimonio mondiale dell'UNESCO ha dichiarato l'Alhambra e il Generalife di Granada Patrimonio Culturale dell'Umanità.



Capolavori delle Grandi Civiltà - San Pietro: nel cuore della cristianità

La Basilica di San Pietro in Vaticano (nome esatto completo Papale Arcibasilica Patriarcale Maggiore Arcipretale di S. Pietro in Vaticano) è una basilica cattolica della Città del Vaticano, cui fa da coronamento la monumentale Piazza San Pietro.Posta a margine del centro storico di Roma, la piazza fa parte della Città del Vaticano ed è delimitata dal confine con lo Stato italiano; attraverso il rione Borgo che giace a est, i principali accessi sono da via di Porta Angelica o da via della Conciliazione.



Pompei: la città sepolta dalla lava

Nell'autunno del 79 d.C. Pompei fu vittima di una forte eruzione del Vesuvio. La città fu sommersa da una pioggia di cenere e lapilli (e non di lava, come spesso si legge) che, salvo un intervallo di alcune ore, cadde ininterrotta fino a formare uno strato di almeno una decina di metri. Al momento dell'eruzione del 79 molti edifici erano ancora in ricostruzione a causa del sisma del 62.La data di questa eruzione ci è nota in base a una lettera di Plinio il giovane e dovrebbe corrispondere al 24 agosto. Tuttavia non tutti gli studiosi concordano. Nella cenere solidificata furono ritrovati i vuoti corrispondenti a corpi; detti vuoti, riempiti con colate di gesso (o altro), ci forniscono i calchi esatti delle vittime dell'eruzione.Nel 1997, l'UNESCO ha dichiarato Pompei Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Il Comitato ha deciso di iscrivere tale area sulla base dei criteri culturali considerando che gli straordinari reperti delle città di Pompei, Ercolano e delle città limitrofe, sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79, costituiscono una testimonianza completa e vivente della società e della vita quotidiana in un momento preciso del passato, e non trovano il loro equivalente in nessuna parte del mondo.



La città di Troia

Troia è un'antica città dell'Asia Minore all'entrata dell'Ellesponto, in Turchia. Fu teatro della guerra di Troia narrata nell'Iliade, che descrive una breve parte dell'assedio,mentre alcune scene della sua distruzione sono raccontate nell'Odissea. Della guerra di Troia si canta in molti poemi epici greci, romani e anche medioevali.Sotto il regno di Priamo la città fu assediata dalla spedizione achea, al comando di Agamennone, che voleva vendicare il rapimento di Elena da parte di Paride. Dopo dieci anni di assedio, la città cadde grazie allo stratagemma del cavallo di legno ideato da Ulisse.Nel 1871 Heinrich Schliemann (1822-1890), seguendo le indicazioni e le descrizioni dei testi omerici, organizzò una spedizione archeologica in Anatolia, sulla sponda asiatica dello Stretto dei Dardanelli. I suoi scavi si concentrarono sulla collina di Hissarlik, dove era avvenuto un precedente scavo archeologico effettuato dalla scuola francese guidata da Calvert, poi interrotta per mancanza di fondi. Qui si trovò di fronte a più strati che corrispondevano a differenti periodi della storia di Troia. Arrivato al secondo strato (a partire dal basso) riportò alla luce un immenso tesoro e pensò di aver scoperto il leggendario tesoro di Priamo narrato nell'Iliade. I suoi ritrovamenti, però, risalivano ad un periodo precedente a quello della Troia omerica, collocata intorno al XIII secolo a.C. In realtà la città narrata nei poemi omerici, si scoprì in seguito, era collocata al sesto strato. Comunque, il tesoro di Priamo resta uno dei più importanti ritrovamenti della storia dell'archeologia.



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